Un blog
Connessione
al sito in corso. Lentamente sullo schermo del
mio pc compare l’home page di un blog, una sorta di diario
virtuale usato dagli
amanti di internet che, alle volte senza logica, rendono pubblici i
loro
segreti. Link alla sezione foto, cerco insistentemente il suo volto, mi
sembra
di averlo visto di sfuggita. Premo sul tasto destro del mouse e la
diapositiva
s’ingrandisce: una comitiva di ragazzi sorride
all’obiettivo, il mare dietro la
schiena, il sole sul viso e gli zaini che pesano sulle spalle; lo vedo
tra i
suoi amici in quella vecchia foto del liceo... ancora non lo conoscevo,
ancora
ignoravo quanto qualcuno potesse essere diverso da tutti gli altri. Ora
le cose
sono cambiate.
“Secondo
me il secchione a scuola eri tu!” gli dissi una
volta, scherzando
“Non
mi sarebbe dispiaciuto esserlo…ma facevo qualche filone
di troppo!” mi rispose lui, serio.
Ed
eccola la prova fotografica di uno di quei filoni di
troppo!
Lo
osservo: fisicamente è uguale ad ora, un bel ragazzo sui
vent’anni, alto, un po’ pallido, con i capelli
castani e gli occhi dello stesso
colore; così appare, al primo sguardo, a chiunque lo veda
passeggiare per
strada: un ragazzo assolutamente normale.
Ne
frequento di adolescenti moderni: sono tutti abbronzati,
sempre, anche d’inverno, sempre curatissimi
nell’aspetto, e qualunque capo
d’abbigliamento indossino ha una marca altisonante stampata
sopra; non vedi i
loro occhi perché sono nascosti da enormi occhiali da sole;
li noti dal tono
altissimo della voce, dall’andatura ciondolante, dalla
gestualità esagerata. Ti
fermano, magari chiedendo una sigaretta, non hanno mai timore di
iniziare una
conversazione, ma dopo poche frasi è palese che non sono
capaci di sostenerla:
dicono sempre la stessa cosa (che raramente ha un senso). Ma sono la
splendida
gioventù di oggi, gli eroi dorati di una generazione, non
è permesso muovere
loro delle critiche, non
perché non
siano pronti a combattere per difendere se stessi, semplicemente
perché non
possono concepire di essere attaccati e veder lesa la loro
maestà.
Lui
non è così.
Mi
ricordo la prima volta che lo incontrai, vestito sobriamente, si
presentò con
voce pacata, guardandomi negli occhi mentre mi stringeva la mano. Per
il resto
della serata quasi rimase in silenzio, non voleva attirare
l’attenzione su di
sé, preferiva osservare: il suo sguardo vigile si muoveva da
una persona
all’altra, decifrando espressioni, registrando gesti,
memorizzando emozioni.
Mi
sono serviti giorni, settimane per conoscerlo, ed il
motivo l’ho capito solo a quel punto…
Abbiamo
parlato di libri moltissime volte, è una passione
che abbiamo in comune, entrambi amiamo figure storiche ormai
scomparse… come i
re medievali, i paladini cortesi, o i cavalieri templari. Uomini che
partivano
per difendere i propri ideali più elevati, per proteggere
deboli pellegrini in
cammino verso la Terra Santa, uomini che imparavano ad armarsi, a
lottare con
giustizia. Uomini che diventavano cavalieri.
Così
ho capito chi mi fa venire in mente: un templare
moderno!
Le
porte della sua Gerusalemme sono l’intelligenza, (non nel
senso di quoziente intellettivo, ma di capacità di
attribuire il giusto valore
alle cose), la famiglia, l’orgoglio di essere chi si
è, e non cosa si possiede.
In alcuni romanzi ho letto che era l’armatura a fare il
cavaliere, e mi sono
detta che ormai le armature non sono più necessarie, ma lui
senza rendersene
conto mi ha smentita. E pensare che era lampante, anche contro di me si
era
difeso: ha semplicemente sostituito le maglie di ferro con il silenzio,
elemento
ancora più resistente, così da non esporsi a
colpi bassi, non scoprirsi... e
raramente il nemico decide di invadere un campo che non conosce. Ma
anche le
armature più dure possono cedere, e in ogni caso viene
sempre un tempo in cui è
opportuno togliersi la corazza, così porta con sé
anche la lama affilata della
parola, l’unica arma in grado di ferire senza, tuttavia, far
sanguinare: ormai
l’arte oratoria è caduta in disuso e sono pochi
gli eletti in grado di
apprezzare e gestire questo (enorme) potere, ma lui è uno di
questi. Non ha
coltelli nelle tasche, non ha i pugni pronti a scattare, ha solo frasi
e forti
convinzioni. Amore
e morte sanno essere
le sue parole: taglienti come spade o dolci come carezze.
Non
è perfetto, lui come chiunque altro, ha le sue
vanità,
fragilità e controsensi. Ma, senza saperlo, mi ha insegnato
molte cose: a non
sprecare il tempo, a fare la cosa giusta, a condurmi con
umiltà e sempre con
humour, ad utilizzare sempre ciò che ho di più
importante, cioè intelligenza e
sentimento.
Grazie
a lui ho imparato a guardare a fondo nelle persone,
ad andare oltre il primo sguardo: se in lui ho visto un templare,
chissà cosa
potrò scoprire in qualcun’ altro…Il mio sguardo torna su
quella vecchia foto, e le mie labbra
s’incurvano. Amo le persone che sanno regalarmi un sorriso;
sospiro, sposto il
mouse sull’unica icona rossa per chiudere il blog: "sei sicuro
di voler uscire
dalla pagina?" ...sì.
Emma
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