Ottobre 2011


Gli piaceva ricordare ottobre 2011 come il mese della loro apoteosi. L'aveva deificata in quell'autunno, oltre la collina.
Muoversi con delicatezza tra i suoi giorni gli era parso più naturale che dovuto, per non ferirla con la sua stessa solitudine.
La osservava mentre rigirava i pochi residui di abitudini e riti quotidiani che si portava appresso come un pezzo di famiglia, la sua lontana famiglia.
Rispettava, quindi, le sue mancanze e per certi versi si faceva carico di proteggerla dal mondo. Era un grande amore indefinito, una cosa senza alcun criterio, una devozione gratuita e totale che non poteva che portare ad ulteriori illegittime mancanze.
Era così impegnato nell'averla averla che, per lungo tempo, aveva ignorato l'eventualità che tutto fosse solo momentaneo; diede troppe cose per scontate.
Poi, un sabato pomeriggio, immaginò che qualche foto, rubata all'ego di lei, non gli sarebbe bastata il giorno in cui se ne sarebbe andata (sensata consapevolezza o preveggenza?); quindi prese a filmarla in ogni dove, non appena la sua attenzione volgeva il suo sguardo lontano da lui (poche volte). Questo voyeurismo non aveva un fine sessuale, non era perversione. Ecco il senso di quegli spezzoni di filmati, trasformati in loop infiniti, così come quel qualcosa di torbido che ancora oggi lo costringe a parlare di lei. In un filmato rubato in ottobre 2011, un sabato pomeriggio, lei era alle prese con il rituale del fine settimana: bagno/doccia e un po' di relax; dopo sarebbero scesi in centro paese per fare due passi, prendere qualcosa da bere aspettando la sera e poi si sarebbero immersi, con attenta devozione, ad ascoltare le proiezioni di loro stessi nel mondo che li circondava e che oggi, che non è più con lui, appare diverso, banale e muto.


Emma Scinica @E.S.G. Graphic

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