Un caso irrisolto


"Credete nel destino ... che anche i poteri del tempo possono essere alterati per un unico scopo ..."
 
Voglio raccontarvi una storia che mi è stata raccontata, a sua volta, da uno dei due protagonisti, ovvero dal "maschietto" che conoscerete leggendo tra poco. Era una storia di un amore adolescenziale così intensa e profonda che mi ha fatto capire come cose vissute in tempi non sospetti, possano comunque riproporsi nel tempo a seguire, condizionando anche le nostre decisioni future. Così, col suo consenso ed asportando ogni riferimento a luoghi e persone, ho pensato di trascrivere questa storiella in questo blog e condividerla con voi.
Un consiglio prima che iniziate a leggere: mai trascurare gli eventi vissuti in gioventù....


§§§


A luglio di quest'anno (2020) saranno trentotto anni da che questa storia ebbe inizio. A marzo di quest'anno, sono stati trentasette gli anni che questa storia ebbe, per così dire, una fine. La realtà è che non finì mai.
 
Lui era un ragazzo degli 80's, lavorava in una radio privata del suo paese come animatore e come d.j. nelle serate teatro-tenda e nelle discoteche del circondario. Era il ragazzo che "veniva da lontano", portava con sé l'odore del mare che, dai ricordi che ancora facevano male per aver lasciato la sua prima fidanzatina, finivano per inondarlo donandogli un'aura oscura, molto medio orientale, come, d'altra parte, le sue origini lontane suggerivano.
 
Arrivò un'estate torrida, un giugno di temporali e calma improvvise, che spargevano piccoli insetti neri con le ali bianche ed il profumo degli alti platani nell'aria afosa.
 
Era il ragazzo con il motorino grigio. Con gli amici assaggiava le prime note di libertà (e di sigaretta) lontano da casa e dagli occhi vigili dei genitori, girando per tutte le feste dei dintorni. Non c'era nulla di divertente nel non poter lasciare il motorino neppure un attimo incustodito, ma il rapporto con gli amici lo faceva sentire ADULTO, scusate il dovuto maiuscolo.
 
La compagnia che frequentava proveniva dalle famiglie del grande palazzo in cui abitava che, grazie alla sorte, almeno in tre o quattro avevano figli della sua età. Non era molto interessato alle cose serie, ma era già passato attraverso storie "serie" da raccontare, il che faceva di lui "il ragazzo che se n'è fatte chissà quante".
 
Quando qualcuno di questi ragazzi prese una cattiva strada, uno di quelli "sani" preferì cambiare compagnia, e trascinò fuori anche lui. Se non il primo giorno, già il secondo non poté fare a meno di accorgersi di una ragazza piccoletta, delicata e carina, che portava lunghi capelli neri legati in modo estroso, sempre con i pantaloni lunghi e che, quando camminava, sembrava pattinare sulle nuvole, con un passo così leggero che l'avrebbe di già riconosciuta tra mille in maschera.
 
Venne luglio, il mese del caldo che "fa sul serio", delle poche volte in piscina (lei non ci andava), dei temporali la sera - "lei non esce o esce dopo" - e lui la univa, nella sua assenza, in modo indissolubile all'odore dei platani, del caldo estivo dopo la pioggia, al suo profumo del momento e a quello di lei (lo comprò successivamente per avere ancora quel vivo ricordo olfattivo con sé).
 
Venne la festa che porta le giostre in piazza ed un pomeriggio intero a studiare se fosse il caso di tentare o no. Lo incitò il fatto che lei rifiutò un giro sugli auto-scontro praticamente a tutti quelli che glielo avevano offerto, mentre a lui disse subito di sì, anche se questo episodio non gli fornì una grande popolarità col resto dei compagni maschi.
La sera, ora di tornare a casa, la prese da parte e le disse: "senti .... volevo dirti ... tu mi piaci" ... "e tu hai bisogno di un oculista!"
 
... ... ??? ... ... cosa gli aveva risposto??!! ... che non ci vedeva??!! ... e perché??! ... pensò fosse come dirgli, senza averne il coraggio "e tu no!" ... ... ..." ... ok, ho sbagliato tutto, scusa" ... "no ... non hai sbagliato niente ... ne parliamo domani" (aveva già deciso anche per lui che si doveva aspettare il giorno dopo).

Quella notte sembrò non avere un domani, fu un pezzo unico che rimbalzò nella testa di entrambi, danzò tra i rintocchi di tutte le ore scandite dalle campane del Duomo, udibili da casa di entrambi, ed il tempo che sembra fuggire, credetemi, quando si aspetta che passi, diventa lentissimo!
Il loro primo bacio fu su una delle poche panchine conservate, per così dire, dal Comune per commemorare le vittime dei femminicidi, verniciandole di rosso.
Grazie a Lei imparò l'importanza del comportarsi con delicatezza con chi ti ama. Lui stesso amò quella giovane donna in un modo così nuovo e così intenso da confonderlo. Erano le prime volte che sperimentava la possessività e la gelosia, l'incoerenza dell'amore intenso e dovette far fronte alle loro continue incursioni.
 
Passavano le loro domeniche passeggiando al centro della vicina città, forse più per allontanarsi dagli occhi conosciuti che per interesse a quanto una grande città possa offrire: per loro panchine, gallerie dei cinema e scompartimenti bui del treno del ritorno erano più sufficienti per compensare la distanza accumulata nelle settimane in cui non ci si poteva vedere, ma solo sentire al telefono (bastava un gettone da 50 Lire ed una cabina libera).

Passò un inverno gelido, tra nevicate e brinate improvvise e, a febbraio, venne Carnevale. Sfilata notturna dei carri, una pizza con gli amici ed una presenza scomoda e sospetta, un compagno di scuola di lei. Lo invitò lei stessa in quanto, disse, le faceva pena perché era solo... ma in lui suscitò ben altra impressione: si sentì tradito senza averne le prove e, da lì in avanti, non poté fare a meno di immaginarla tra le braccia di lui durante le ore del giorno in cui non potevano vedersi e sentirsi.
 
Per via dell'incoerenza dettata dal suo non riuscire a farsi una ragione di questo atteggiamento da parte di chi era certo che lo amasse (fino a quel momento, ma ora non più), prese una decisione estrema ed estremamente sbagliata: lasciare la Radio libera in cui lavorava dal mattino alla sera, sperando di potersi imporre nella libertà di lei e di poter ostacolare un eventuale tradimento. Non servì a nulla perché, durante una lunga ed insidiosa telefonata, lei gli chiese tempo per riflettere sulla loro storia, sul fatto che lui non gli mancava come lei avrebbe voluto, e cose del genere.

Ovviamente la storia, dopo poco, finì. Finì proprio dove era iniziata, nei pressi della stessa panchina vicino a casa di lei. Passarono l'ultimo pomeriggio insieme, tra qualche mucchio di neve ancora da sciogliersi, il foehn che soffiava su quel pomeriggio doloroso e lei che gli rifiutò mani e baci: fu il pomeriggio che gli chiese di passare insieme per poter "capire"; alla fine fu lui a non riuscire più a capire nulla. Per lui non finirono le lacrime per lungo tempo.
 
Era un giorno di fine marzo del 1983.
 
Il titolo della storia? "Un caso irrisolto", perché finì una storia precedente nello stesso giorno di un anno prima; finì questa storia un anno dopo; lasciò un'altra ragazza l'anno dopo ancora; si congedò dalla leva militare lo stesso giorno di due anni più avanti, venne assunto in fabbrica due anni dopo e si licenziò nello stesso giorno, sei anni dopo. Successero altri eventi paradossalmente negativi o positivi in quel giorno. Ma il più incredibile è che, mentre la protagonista della storia che avete appena letto lo stava lasciando, nasceva una ragazza che, ventiquattro anni dopo, sarebbe stata la protagonista della storia più incredibile e clandestina della sua vita....
 
Un "caso irrisolto", appunto.


Emma Scinica @E.S.G. Graphic

Commenti

Post popolari in questo blog

Ritorno dal nulla

Gli amanti

Una donna, ed un uomo solo